Il dibattimento che oppone Novartis all’ufficio brevetti indiano è alle fasi finali. Un caso esemplare che potrebbe ridurre il ruolo del Paese come fornitore planetario di farmaci generici a basso costo…
Big Pharma vuole tutto e la Corte Suprema indiana sta decidendo a chi dare ragione nel processo in cui la casa farmaceutica svizzera Novartis ha chiamato in causa l’ufficio brevetti in India. A riportarlo è l’agenzia Reuters, che ricorda come il contenzioso nasca dal fatto che l’ufficio brevetti rifiutò di concedere alla multinazionale un patent per il Glivec, farmaco anti-cancro, sostenendo che non fosse un nuovo farmaco ma una versione modificata di un composto noto. Se Novartis vincesse il giudizio avrebbe diritti esclusivi di commercializzazione sul farmaco, rendendo così illegale qualsiasi altra sua produzione e commercializzazione, comprese le versioni più economiche sviluppate da case farmaceutiche locali, che attualmente forniscono la medicina a 1,2 miliardi di persone, per l’India e per le nazioni più povere di tutto il mondo.
Un tema spinoso che mette sul piatto milioni di dollari di mancati introiti per Big Pharma e la possibilità di avere cure a basso costo per miliardi di persone, e che perciò va ben oltre il caso specifico, naturalmente. Tanto più che l’esito del processo – in aula mercoledì per la prima udienza, e la sentenza è prevista tra 1 o due mesi – influirebbe certamente sul caso simile che, a marzo scorso, ha visto l’ufficio brevetti negare alla tedesca Bayer il diritto esclusivo di sfruttamento di un altro costoso farmaco anti-cancro, il Nexavar. «La posta in gioco è molto alta da entrambe le parti», ha dichiarato a Reuters Leena Menghaney, manager a New Delhi per Medici senza frontiere (MSF), ong che conta sui farmaci generici made in India per la cura dell’AIDS e di altre malattie in Africa e in molti paesi poveri. È in gioco il ruolo di “farmacia dei Paesi poveri“ che l’India sta ricoprendo.
20 Agosto 2012